Volere la luna

A cura della Redazione


Summary. Reaching for the moon. This contribution offers a broad overview of some of the events which have characterized the Italian political and cultural scenario of an year which was expected to be the celebration of key anniversaries of the democracy of the country, including the 40th birthday of its NHS, and has been on the contrary the testimony of a worrying worsening of the Italian Society. The editorial which has hailed the opening of a site to be collective instrument of cultural resistance, is proposed as a reference information-resource for the challenges to be faced also by citizen-nurses.


Questo numero di AIR ha come protagonista – accanto ai contributi che vedono la professione infermieristica ben radicata in compiti di assistenza-ricerca quotidiani1 un aggiornamento-prospettiva che parla di un futuro (che è già presente) ed interroga a fondo il rapporto tra la saggezza del prendersi cura delle persone e le promesse invasive della tecnologia2 – un dossier collettivo sul futuro della professione infermieristica.3
Uno dei fili conduttori del dossier, che ha come sfondo i 40 anni del SSN (un sistema adulto? o, nello scenario di cambiamenti radicali della società in cui vive, precocemente invecchiato?), è la necessità di un collegamento più fortemente articolato con i contesti di vita ed i loro nuovi bisogni inevasi.
La cronaca, non solo italiana, che ha accompagnato la costruzione di questo numero, diventa in questo senso il contesto obbligato per una lettura, ed ancor più un utilizzo, del dossier al futuro: per i suoi contenuti specifici interni alla professione, e per una visione di insieme della cultura di fondo che li può rendere possibili. Tra i tanti eventi ne ricordiamo quattro, molto eterogenei, ma strettamente complementari.
1. Nei giorni 23-24 novembre si è svolto, con altissima partecipazione, un congresso a Milano che ha fatto il punto su uno dei capitoli più classici e simbolici della competenza-responsabilità infermieristica (Appropriatezza di cura e technology assessment: Fra tradizione ed innovazione, le nuove sfide nella gestione del paziente con lesioni cutanee, in celebrazione dei 25 anni di AISLeC- Associazione infermieristica per lo studio delle lesioni cutanee). Tema antico per la Rivista che è stata testimone di uno dei pochissimi trial controllati. 4 Tema e sfida permanente che rappresenta trasversalmente la necessità-possibilità di farsi carico di una cura che è riassuntiva di una competenza che diventa efficace solo se è presenza puntuale, paziente, mirata.
2. Il giorno 24 novembre ha visto lo sciopero generale dei medici: a segnalare l'assenza di una politica che sembra concentrata sulle compatibilità economiche dei contratti, a prescindere da una programmazione del personale che tenga conto dell'epidemiologia reale dei bisogni, soprattutto per quanto riguarda la gestione della prevenzione, delle cronicità, delle disabilità: di tutti quegli ambiti che toccano soprattutto le cosiddette marginalità rispetto alle tecnologie, che sono maggioranza rispetto ai diritti.
3. Il 25 novembre è stato (con anticipo il 24 a livello italiano) il giorno delle donne, che hanno affollato le piazze del mondo, con una parola d'ordine che è centrale per la sanità e la società “Non una di meno” per ricordare che il rispetto per la vita (che è una delle definizioni per una sanità degna di questo nome) passa per politiche capaci di dire di no alla violenza e dire di si al diritto all'autonomia responsabile.
4. Negli stessi giorni una nave di Medicina senza frontierere, premio Nobel per la pace, è stata sequestrata con un'accusa irrisa in tutto il mondo per la sua assurdità: aveva scaricato senza regole rifiuti tossici per l'ambiente e la salute: vestiti-stracci di migranti scampati alle torture ed ai barconi mortali, perché portatori di infezioni.
5. Si è pensato dunque fosse coerente con lo spirito e gli obiettivi di un numero che chiude un anno tanto denso di anniversari di diritti sempre in attesa di un rispetto sostanziale e non solo da celebrare – 70 anni della Costituzione, della Dichiarazione universale dei Diritti Umani, 40 anni del SSN e della legge 180 sulla psichiatria – con un rimando ad un sito (https://volerelaluna.it/ …è il titolo di questo contributo) che è rappresentativo di un bisogno permanente, culturale ed operativo. Quello di essere attento a tutte le dita della cronaca, ma senza farsene così assorbire da dimenticare la luna: anzi, per volerla. Che è il tema del dossier di questo numero, e l’argomento dell’editoriale che ha aperto e spiegato il significato attuale del sito sopra ricordato.


BIBLIOGRAFIA

1. Lucchini A, Elli S, Bianchi F, Birlenau ND, Zucchini S, Ceccarelli S, et al. Incidenza e fattori di rischio associati alle lesioni da pressione in una terapia intensiva generale italiana. Assist Inferm Ric 2018;37:181-88.
2. Collecchia GP. Intelligenza umana e artificiale: culture a confronto/scontro. Assist Inferm Ric 2018;37:212-7.
3. Autori Vari. Infermieri e Servizio Sanitario Nazionale. Assist Inferm Ric 2018;37:202-11.
4. Di Giulio P, Saiani L, Laquintana D,  et al. Gruppo di ricerca PARI-ETLD Percorsi Assistenziali e Ricerca Infermieristica: Epidemiologia e Trattamento delle Lesioni da Decubito): Epidemiologia e trattamento delle lesioni da decubito. Assist Inferm Ric 2001;20:184-96.


volere la luna

Volere la luna è capire che il mondo non si divide in italiani e stranieri. Ma «in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro». E volere la luna significa affermare, con i fatti, che «gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri» (Don Lorenzo Milani).

Volere la luna vuol dire credere ancora, e più di prima, che è «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (Costituzione della Repubblica, art. 3). E volere la luna è ricordare che la Repubblica siamo tutti, e ciascuno: e, dunque, rimbocchiamoci le maniche.

Volere la luna è pensare che la politica serva a cambiare la vita di tutti: non solo di chi la fa.

Volere la luna vuol dire volere, e costruire, un mondo diverso: dove cercare il senno che questo mondo ha smarrito, come Orlando. Perché «altri fiumi, altri laghi, altre campagne / Sono là su, che non son qui tra noi / Altri piani, altre valli, altre montagne» (Ludovico Ariosto). Volere la luna vuol dire pensare che i fiumi, i laghi, le campagne, i piani, le valli e le montagne di questo mondo siano un bene comune. Che non si possono distruggere con Grandi Opere inutili: perché vogliamo invece tramandarli a chi, domani, vorrà la luna.

Volere la luna significa combattere e sconfiggere ogni fascismo: quello vecchio che non è mai morto, quello nuovo che torna – e torna al governo.
Volere la luna: e non rassegnarsi, quando non te la danno. Come Pietro Ingrao: che da bambino chiese la luna a suo padre. E non smise di volerla per tutta la sua lunga vita.

Volere la luna cioè costruire una democrazia che non si riduca a oligarchia o a plebiscito. Una democrazia che non pensa di salvarsi emarginando il dissenso e truccando le carte in nome della governabilità, ma che si salva con più democrazia, più rappresentanza, più partecipazione.

Volere la luna: quella vera. Non tutte le false lune che ci vengono vendute. «Stupido, ti riempiamo di ninnoli da subito / In cambio del tuo stato di libero suddito / No! / È una proposta inopportuna / Tieniti la terra uomo / Io voglio la luna / Io non sono nero / Io non sono bianco / Io non sono attivo / Io non sono stanco / Io non provengo da nazione alcuna / Io, sì, io vengo dalla luna» (Caparezza).

Volere la luna. Quella in cui «tutti i cittadini sentiranno nella scuola il presidio della Nazione» (Concetto Marchesi). Una nazione per via di cultura: e dunque aperta a tutti coloro che vengono in pace. E che, venendo, la cambieranno: così che «fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, finché non si spenga la luna» (Salmo 71).

Volere la luna per stare con i piedi saldamente piantati per terra. Perché è «bellissima cosa, e mirabilmente piacevole, vedere il corpo della Luna…: con la certezza della sensata esperienza chiunque può comprendere che la Luna non è ricoperta da una superficie liscia e levigata, ma scabra e ineguale, e, proprio come la faccia della Terra, piena di grandi sporgenze, profonde cavità e anfratti» (Galileo). Guardare la luna non vuol dunque dire immaginare una terra perfetta: ma imparare a governarla, per renderla meno «scabra e diseguale».

«Volere la luna significa proporsi quello che può sembrare impossibile a molti, ma che in realtà dovrebbe essere normale: cambiare radicalmente il proprio modo di essere, di pensare, agire, cooperare e aggregarsi, tenendo fermi i valori di riferimento di un solidarismo radicale. Il mondo è cambiato, è ora di cambiare noi stessi. E il nostro modo di stare insieme. A cominciare da tre obiettivi primari: contrastare le diseguaglianze, promuovere ma soprattutto praticare forme di partecipazione solidale, favorire la rinascita di un pensiero libero e critico. Cioè non limitarsi a proclamare i propri valori, ma praticarli concretamente, con azioni positive quotidiane, creazione di occasioni di prossimità, di spazi, anche limitati, di relazione, di strumenti di comunicazione aperti e critici» (dallo statuto di «Volere la luna»).

Volere la luna, dunque, vuol dire cambiare noi stessi per cambiare le nostre città; cambiare l’Italia per cambiare l’Europa e per cambiare il mondo. Con il tempo che ci vorrà: senza scorciatoie, leaders carismatici o partiti estemporanei.

«Forse s’avess’io l’ale / Da volar su le nubi, / E noverar le stelle ad una ad una, / O come il tuono errar di giogo in giogo, / Più felice sarei, dolce mia greggia, / Più felice sarei, candida luna» (Giacomo Leopardi).

Volere la luna è costruirsi queste ali. Insieme.

Tommaso Montanari